domenica 27 ottobre 2013

La Provincia di Teramo e “Colle dei Nidi”: cronaca di una storia che ha dell’incredibile

I Comuni di Bellante, Mosciano S. Angelo e Campli hanno proposto ricorso davanti al TAR Lazio chiedendo l’annullamento degli atti del procedimento, che ha portato al rilascio del permesso di ricerca di idrocraburi liquidi e gassosi “Colle dei Nidi”; e cioè: del decreto del Ministero dello Sviluppo economico, con cui si è autorizzata la ricerca, e degli atti della Regione Abruzzo e della Regione Marche, con i quali è stata data l’intesa al Ministero.
Il ricorso è stato notificato, inoltre, alla Provincia di Teramo e alla Provincia di Ascoli, nonché alle società petrolifere titolari del permesso di ricerca. Perché? Per far sapere loro che è stato presentato un ricorso davanti al TAR e che questo potrebbe interessarli.
Dunque il ricorso è stato notificato alla Provincia di Teramo solo in quanto “controinteressata” e non in quanto “resistente”.
Nessuno ha contestato alla Provincia alcunché. I tre Comuni hanno scritto alla Provincia solo per farle sapere che è stato presentato un ricorso contro il Ministero e le due Regioni e che, in ragione del fatto che la ricerca degli idrocarburi interesserà il territorio provinciale, essa, se vuole, può costituirsi in giudizio a sostegno dei Comuni.
Cosa ha capito invece la Provincia? L’esatto contrario, e cioè che i tre Comuni stessero agendo contro la Provincia, trascinandola in giudizio davanti al TAR! Basta leggere la delibera della Giunta provinciale per capire quel che la Provincia non ha capito: agli inizi di ottobre il testo del ricorso dei tre Comuni arriva in Provincia. Il Settore Avvocatura della Provincia inoltra il ricorso al Settore Ambiente e al Settore Urbanistica chiedendo loro di verificare se la Provincia sia interessata a “resistere o meno all’iniziativa intrapresa” dai Comuni. E cosa rispondono i due Settori chiamati in causa? Che “i ricorrenti non hanno contestato atti o provvedimenti” della Provincia e che, pertanto, non sussiste neppure alcun “interesse a resistere all’iniziativa dei ricorrenti”.
Come dire: non vado a difendermi in giudizio perché non ho fatto niente. E infatti chi ha mai sostenuto il contrario?

ENZO DI SALVATORE
ENRICO GAGLIANO

venerdì 25 ottobre 2013

A proposito del permesso di ricerca “Colle dei Nidi”


Mi permetto di intervenire sulla questione relativa al permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominato “Colle dei Nidi” per chiarire alcuni aspetti del problema. 
La Provincia di Teramo ha deciso di “non costituirsi in giudizio” dinanzi al Tar e qualcuno giustamente osserva come sia assolutamente legittimo pensarla diversamente in fatto di petrolio ossia avere idee politiche divergenti da quelle espresse dai Sindaci dei tre Comuni.
D’accordo. Si può senz’altro avere un’altra idea di sviluppo e pensare che la nostra Regione debba favorire investimenti massicci in attività minerarie. A patto, però, di spiegare qual è la posta in gioco. 
Le attività minerarie collegate al permesso di ricerca e alla (eventuale) successiva concessione di coltivazione “Colle dei Nidi” potrebbero non essere “indolori”. L’esercizio di tali attività potrebbe, infatti, richiedere l’adozione di provvedimenti “ablativi” ovvero provvedimenti di occupazione temporanea per la ricerca o di espropriazione per la coltivazione degli idrocarburi. D’altra parte è la stessa legge dello Stato a dirci che chi ha una concessione di coltivazione ha anche il diritto di costruire le opere necessarie all’estrazione del petrolio: opere che di per sé sono considerate di pubblica utilità e che giustificano l’adozione dei provvedimenti di esproprio. Basta visitare il sito del Ministero dello sviluppo economico per capire che sia così. Mi limito a citare il progetto di ricerca “San Marco” in provincia di Ravenna, rispetto al quale la società petrolifera interessata ha ottenuto il decreto di occupazione dei fondi al fine di svolgere indagini geofisiche, a fronte di una indennità disposta in favore dei proprietari dei terreni, che, per legge, è pari ad un dodicesimo di quanto sarebbe dovuto nel caso di esproprio dell’area. 
Certo,nel caso del permesso “San Marco” l’occupazione dei fondi è limitata a pochi mesi. Ma chi può escludere che in altri casi l’occupazione si protragga per anni e magari coincidere con l’intera durata del permesso di ricerca? Si dirà: lo si dovrebbe capire dal programma dei lavori che la compagnia presenta al fine di ottenere il rilascio del permesso di ricerca. Lo si dovrebbe, appunto. Perché dal programma dei lavori relativo a “Colle dei Nidi” questo non mi pare emerga con chiarezza. 
Ora, sono consci di tutto ciò la Provincia di Teramo e gli agricoltori delle Colline teramane che oggi tacciono? 
Ma ammettiamo pure che questi dubbi siano infondati e che con la sua delibera la Provincia di Teramo abbia voluto dire di essere d’accordo con la realizzazione del progetto. Resta il fatto che, pur potendoci essere spazio per una visione politica diversa delle cose, la Provincia – in quanto Ente territoriale rappresentativo delle collettività teramana – dovrebbe comunque rivendicare il diritto di potere affacciare il proprio punto di vista e non consentire, invece, che il progetto si realizzi a prescindere da ciò. Perché infatti è esattamente questo di cui ci si duole con il ricorso: che gli Enti locali interessati (e, dunque, anche la Provincia) non siano stati posti in condizione – come richiede la legge – di poter esprimere un qualsivoglia punto di vista.

ENZO DI SALVATORE