mercoledì 27 agosto 2014

SUL PROGETTO PETROLIFERO “TEMPA ROSSA” E SULLA RAFFINERIA DI TARANTO


I Comitati territoriali de L'Altra Europa con Tsipras esprimono solidarietà al Presidente nazionale della Federazione dei Verdi e Consigliere comunale Angelo Bonelli, colpito da minacce di morte per via del suo impegno in difesa dell’ambiente.
Il progetto petrolifero “Tempa Rossa” e l’adeguamento della Raffineria di Taranto, destinata allo stoccaggio del greggio estratto in Basilicata, sono del tutto inconciliabili con uno dei punti più qualificanti del programma della Lista L’Altra Europa con Tsipras: “il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni può e quindi deve essere anticipato. In particolare in Europa bisogna entro il 2025 ridurre i gas serra del 60% e aumentare le energie rinnovabili del 45% (stroncando ogni tendenza al ritorno del nucleare o al mantenimento della dipendenza energetica del nostro Paese dal gas russo o dallo shale gas americano, estratto con la devastante pratica del fracking, o al rilancio del carbone e del petrolio la cui ricerca è fortemente invasiva degli equilibri ambientali) e ridurre i consumi energetici del 40%”.

I Comitati territoriali de L’Altra Europa con Tsipras sono convinti che ricette economiche di questo tipo abbiano fatto il loro corso e che il rilancio dell’economia del nostro Paese non possa darsi attraverso massicci investimenti nelle fonti fossili, come è nelle intenzioni del Governo Renzi fare attraverso l’imminente varo del decreto “Sblocca Italia”.

Nell’ora attuale, la necessità di perseguire con fermezza l’obiettivo della riconversione ecologica della produzione passa attraverso una rilettura critica delle più recenti vicende politico-amministrative che hanno interessato sia la Raffineria di Taranto e, in special modo, la decisione del Ministero dell’Ambiente di non assoggettare a Valutazione d’Impatto Ambientale la “Variante al Piano di Gestione terre e rocca da scavo”, sia il progetto “Tempa Rossa”, la cui realizzazione si inserisce nel più ampio disegno prefigurato dalla Strategia Energetica Nazionale (2013), volto a trasformare la Val Padana, l’Alto Adriatico, l’Abruzzo, la Basilicata e il Canale di Sicilia in autentici distretti minerari.


Al fine di evitare che si producano effetti devastanti per le comunità lucane e pugliesi, è necessario che le Amministrazioni regionali e locali interessate si oppongano alla realizzazione di entrambi i progetti, manifestando il proprio dissenso nell’ambito dei relativi procedimenti amministrativi e impegnandosi eventualmente anche ad agire in sede giurisdizionale.

domenica 24 agosto 2014

La Regione Puglia e la Raffineria di Taranto. Replica

Qualche giorno fa taluni hanno sostenuto che le perplessità da me espresse sulle posizioni assunte dalla Regione Puglia in ordine all’adeguamento della Raffineria di Taranto fossero meramente “strumentali” e fondate su notizie non corrette. Pubblico di seguito una mia breve replica.  


La Conferenza dei servizi tenutasi il 17 luglio 2014 è – lo dico in modo atecnico – solo uno dei tanti “tasselli” del procedimento amministrativo, che darà il via libera all’ampliamento e al potenziamento della Raffineria di Taranto. 
L’articolo de “Il Fatto Quotidiano” mi ha solo offerto l’occasione per ricostruirne l’iter e per dedurne che responsabilità politiche ve ne sono. 
Basti pensare alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA: un altro dei “tasselli” del procedimento). Nel caso della Raffineria di Taranto, non solo l’organo tecnico, ma anche l’organo politico ha espresso il proprio parere favorevole.
Vogliamo forse sostenere il contrario? E non si dica che la VIA sia un atto “necessitato”: la Corte costituzionale, con una sentenza che riguardava la Regione Sardegna (sent. n. 81/2013), ha chiaramente precisato che la VIA non ha mai solo natura tecnica: “a verifiche di natura tecnica circa la compatibilità ambientale del progetto, che rientrano nell’attività di gestione in senso stretto e che vengono realizzate nell’ambito della fase istruttoria, possono affiancarsi e intrecciarsi complesse valutazioni che – nel bilanciare fra loro una pluralità di interessi pubblici quali la tutela dell’ambiente, il governo del territorio e lo sviluppo economico – assumono indubbiamente un particolare rilievo politico”. Si badi: quel “possono affiancarsi” che si legge nella sentenza non contraddice il fatto che la VIA ha natura politica; al contrario: esso sta sottolineare che la VIA ha anche natura politica specie quando la Regione decida di lasciar concludere l’istruttoria tecnica con una delibera di Giunta; come aveva deciso di fare la Regione Sardegna e come ha fatto, appunto, la Regione Puglia. 
Nel 2011 la Giunta regionale ha, infatti, espresso parere favorevole sulla compatibilità ambientale del “progetto di adeguamento delle strutture della Raffineria di Taranto per lo stoccaggio e la movimentazione del greggio proveniente dal giacimento denominato Tempa Rossa, sito nella provincia di Potenza, proposto da ENI” (e altrettanto hanno fatto il Comune e la Provincia). Dopodiché sono arrivati il Decreto direttoriale del Ministero dell’ambiente, che ha escluso la VIA per la variante al piano di gestione delle terre e rocce da scavo (20 giugno 2014), e la Conferenza dei servizi, dal cui verbale (17 luglio 2014) risulta l’approvazione di tale variante: il che fa pensare che la Regione Puglia non abbia proposto ricorso dinanzi al TAR avverso la decisione del Ministero di non sottoporre a VIA la variante. E se così fosse, perché non l’ha proposto?
Ora, si può anche pensare che non sarà la Regione Puglia a impedire – con la sua attività –l’ampliamento e il potenziamento della Raffineria. Ma questo non è un buon motivo per non intraprendere una azione politica. D’altra parte, le sorti di Tempa Rossa (i.e.: delle persone che vivono in Basilicata) dipende proprio da Taranto, in quanto la Raffineria serve unicamente a questo scopo: raffinare il greggio che arriva da lì.
Per questo trovo che sia contraddittorio (e difficile da spiegare a chi ha votato “L’Altra Europa con Tsipras”) che mentre SEL dichiara di sposare le idee che ispirano la Lista Tsipras, la Regione Puglia decida di agire in senso diametralmente opposto alla linea politica condivisa in ambito nazionale e sintetizzata in un comunicato stampa della Lista del 17 marzo 2014.
Non mi pare un dettaglio trascurabile.


Enzo Di Salvatore

lunedì 18 agosto 2014

Il Parco della Costa teatina, “Ombrina mare” e gli impegni del Governo Renzi


L’istituzione del Parco della Costa teatina non è in condizione di impedire la realizzazione del progetto petrolifero “Ombrina Mare”. La convinzione contraria trae forse spunto da alcune parole pronunciate dal neo Commissario al Parco De Dominicis, che in una intervista al TG3 Abruzzo ha dichiarato che la realizzazione del Parco sarà un efficace deterrente alla petrolizzazione della nostra Costa, e dalla recente sentenza del TAR Lazio con la quale il giudice amministrativo ha rigettato il ricorso presentato dalla società Medoilgas avverso la decisione ministeriale di assoggettare il progetto Ombrina mare al previo rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). 
Nella sua pronuncia, ad un tempo e non senza ambiguità, il TAR ha evocato la legge regionale di tutela dei trabocchi e il Codice dell’ambiente, nella parte in cui si dice che nelle zone di mare prospicienti un parco marino o costiero protetto è fatto divieto di svolgere attività di ricerca, di prospezione e di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi. Il TAR, però, ha trascurato incredibilmente di considerare che il decreto “Sviluppo” del 2012 ha introdotto una modifica al Codice dell’ambiente: l’art. 6, comma 17, del Codice continua sì a prevedere che il divieto di esercizio di quelle attività sia vietato all’interno delle aree marine e costiere protette e nelle zone di mare esterne a dette aree, ma fa salvi i procedimenti già avviati prima del 2010 e, tra questi, appunto, quello relativo ad “Ombrina mare”
Mentre, dunque, si può affermare che l’istituzione del Parco della Costa teatina renderà impossibile chiedere nuovi permessi di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in tutto il territorio del futuro Parco, non si può, invece, sostenere che l’istituzione del Parco impedirà la realizzazione del progetto petrolifero “Ombrina mare”, in quanto il procedimento amministrativo che si concluderà con il rilascio della concessione è stato avviato nel 2008. 
A nulla serve, poi, evocare la legge regionale sulla tutela dei trabocchi, atteso che dalla stessa non può immediatamente trarsi un divieto all’esercizio di quelle attività. D’altra parte, il TAR Lazio ha sì applicato la legge regionale, ma per ricavarne un argomento in più sulla necessità di assoggettare il progetto petrolifero all’Autorizzazione Integrata Ambientale.
E sul piano politico? 
Il Governo Renzi parrebbe intenzionato ad accogliere le proposte contenute nella risoluzione sulle attività petrolifere, approvata di recente dalla Commissione Ambiente della Camera. Tra gli impegni assunti, tuttavia, non vi sarebbe quello relativo ad “Ombrina mare”, nel senso che il Governo non avrebbe accettato di fermarne la realizzazione (1) (nonostante il diverso punto di vista espresso da tempo dal PD abruzzese e, in special modo, dal sottosegretario all’Economia Giovanni Legnini). Impegni che, a dire il vero, potrebbero stridere e non poco con quanto lo stesso Governo ha in serbo di realizzare con l’adozione del decreto “Sblocca-Italia”.
Attraverso il suo sito, infatti, il Governo fa sapere che “c’è tempo fino al 31 agosto 2014 per partecipare alle consultazioni pubbliche sulle linee guida dello “Sblocca Italia” e della riforma della Giustizia”. E che “è possibile inviare il proprio contributo scrivendo a rivoluzione@governo.it”.
In questo modo, i cittadini sono invitati ad esprimere il proprio parere su 10 punti che riguardano il decreto “Sblocca-Italia” e, tra questi, quello che concerne le fonti energetiche: “Per sviluppare le risorse geotermiche, petrolifere e di gas naturale il progetto prevede investimenti privati nazionali e internazionali per oltre 17 miliardi di euro, con un effetto sull’occupazione di 100mila unità e un risparmio in bolletta energetica per 200 miliardi in 20 anni”. 
Assurdità della richiesta a parte (come si può chiedere al cittadino di esprimere un parere su punti così generici?), resterà da verificare se e in che modo il “programma” esposto al punto 10 saprà conciliarsi con gli impegni assunti dal Governo in sede parlamentare il 6 agosto scorso (2).

ENZO DI SALVATORE

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(1)http://www.publicpolicy.it/idrocarburi-impegni-governo-37320.html
(2)http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/bollettini/pdf/2014/08/06/leg.17.bol0286.data20140806.com0810.pdf