venerdì 31 ottobre 2014

Ancora su petrolio, Regioni e "Sblocca-Italia"

 I dubbi di legittimità dell’art. 38 del decreto sblocca-Italia (come modificato rispetto alla versione originaria) che potrebbero essere fatti valere dalla Regione dinanzi alla Corte costituzionale sono (almeno) due. Entrambi si ricollegano all’idea che, nonostante la (discutibile) qualificazione ex se effettuata dal decreto della strategicità di ogni attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e di stoccaggio sotterraneo di gas naturale, che giustificherebbe l’attrazione di ogni potestà decisionale in capo allo Stato, l’esercizio della competenza legislativa e amministrativa dello Stato debba darsi sempre nel rispetto del principio di leale collaborazione ossia garantendo che gli Enti territoriali possano effettivamente partecipare ai procedimenti destinati a concludersi con il rilascio di un titolo abilitativo.
Il primo dubbio di legittimità concerne il nuovo comma 1-bis dell’art. 38 ove si stabilisce che “il Ministro dello sviluppo economico con proprio decreto, sentito il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, predispone un piano delle aree in cui sono consentite le attività di cui al comma 1”, ossia “le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale” (per conseguenza: anche la localizzazione delle aree dove sorgeranno gli impianti relativi). Questo dubbio si pone sia nel caso in cui la disposizione venga ricondotta alla materia energetica, sia nel caso in cui venga ricondotta alla materia “governo del territorio” (la Corte costituzionale ha precisato che la materia “governo del territorio” comprende tutto ciò che attiene all’uso del territorio e alla localizzazione di impianti o attività). In entrambi i casi, infatti, trattandosi di competenza legislativa concorrente Stato-Regioni, la disciplina del piano delle aree è destinata ad esaurirsi in ambito statale (la legge dello Stato, da un lato; il decreto ministeriale, dall’altro), senza che le Regioni (e gli Enti locali) siano in alcun modo coinvolti; neppure attraverso la Conferenza Stato-Regioni o attraverso la Conferenza unificata.
D’altra parte, al fine di escludere radicalmente ogni intervento dei livelli territoriali nell’uno e nell’altro caso, non potrebbe sostenersi che quella specifica disciplina del piano si giustifichi con l’esigenza di “garantire la sicurezza degli approvvigionamenti del Paese” e che, pertanto, essa vada ricondotta alla competenza esclusiva dello Stato sui “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali”.
Con la sentenza n. 383 del 2005, e in relazione alla legge n. 239 del 2004 di disciplina del settore energetico, il giudice costituzionale, ha, infatti, chiarito che “improprio è il riferimento all’art. 117, secondo comma, lettera m), Cost., poiché il potere di predeterminare eventualmente – sulla base di apposite disposizioni di legge – i “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali”, anche nelle materie che la Costituzione affida alla competenza legislativa delle Regioni, non può trasformarsi nella pretesa dello Stato di disciplinare e gestire direttamente queste materie, escludendo o riducendo radicalmente il ruolo delle Regioni. In ogni caso, tale titolo di legittimazione può essere invocato solo «in relazione a specifiche prestazioni delle quali la normativa nazionale definisca il livello essenziale di erogazione», mentre esso non è utilizzabile «al fine di individuare il fondamento costituzionale della disciplina, da parte dello Stato, di interi settori materiali»” (cfr. anche la sentenza n. 285 del 2005).
Il secondo dubbio di legittimità – che potrebbe essere fatto valere dinanzi alla Corte dalla Regione – riguarda la mancata partecipazione degli Enti locali ai procedimenti amministrativi. La legge n. 239 del 2004 aveva riconosciuto agli Enti locali il diritto di partecipare ai procedimenti amministrativi finalizzati al rilascio di un titolo minerario; successivamente, la legge n. 99 del 2009 ha limitato questo diritto al procedimento volto al rilascio dell’autorizzazione per il pozzo esplorativo e per la costruzione degli impianti e delle infrastrutture connesse alle attività di perforazione; ora il decreto-legge n. 133/2014 estromette completamente gli Enti locali dalla partecipazione ad ogni tipo di procedimento. E ciò si porrebbe in contrasto con l’art. 118 Cost., che disciplina l’esercizio delle funzioni amministrative, in quanto, alla luce dell’orientamento del giudice costituzionale, l’esercizio di tali funzioni da parte dello Stato può ritenersi legittimo solo in quanto si assicuri “la partecipazione dei livelli di governo coinvolti attraverso strumenti di leale collaborazione o, comunque, (attraverso) adeguati meccanismi di cooperazione per l’esercizio concreto delle funzioni amministrative allocate agli organi centrali” (Corte costituzionale, sentenza n. 6 del 2004; v. anche sentenza n. 303 del 2003 e sentenza n. 383 del 2005).
I Comuni, tuttavia, non possono impugnare direttamente la legge di conversione dinanzi alla Corte costituzionale (cfr. ancora la sentenza n. 303 del 2003).
Questo non toglie, però, che il ricorso possa essere promosso dalle Regioni: mentre, infatti, con la sentenza n. 196 del 2004 (in tema di condono edilizio) la Corte aveva ammesso che la Regione potesse impugnare una legge o di un atto avente forza di legge dello Stato lesivi della competenza degli Enti locali solo in quanto vi fosse stata una stretta connessione con la lesione della competenza regionale, dopo la sentenza n. 298 del 2009 la Corte ha riconosciuto alle Regioni la possibilità di censurare la legge statale anche per la violazione delle attribuzioni degli Enti locali “indipendentemente dalla prospettazione della violazione della competenza legislativa regionale”.


Enzo Di Salvatore 

martedì 14 ottobre 2014

LA FEDE HA BISOGNO DI "SEGNI": D'ALFONSO FACCIA IL MIRACOLO

 Dal testo di alcune intercettazioni telefoniche pubblicate su Primadanoi.it e risalenti al 2013 sembrerebbe emergere che in quel periodo l'attuale Presidente della Regione Abruzzo stesse svolgendo il ruolo di "facilitatore" di relazioni nei confronti di importanti operatori del settore OIL&GAS per conto di un'importante realtà industriale abruzzese che compete da anni sul mercato globale dei grandi impianti di caldareria (fatturato di gruppo pari a 100 milioni di euro nel 2013).

Delle sue ultime prestigiose aggiudicazioni si sono occupati di recente anche media di rilievo nazionale; in particolare:
- La Repubblica: "…. in Canada è stato scelto per la prima fase del progetto di North West Upgrading e Canadian Natural Resources Limited, impianto del valore di 6 miliardi di dollari …. In Canada fornirà 4 reattori del valore di 10 milioni di euro per l’unità di gassificazione delle due compagnie petrolifere";
- Il Tempo: "…. In Canada l'azienda abruzzese si è invece aggiudicata la fornitura di 4 reattori del valore di 10 milioni di euro per l'unità di gassificazione delle compagnie petrolifere North West Upgrading e Canadian Natural Resources. La raffineria sorgerà a 45 chilometri a nord-est di Edmonton, capitale della provincia di Alberta. … A pieno regime, l'impianto avrà una capacità produttiva di 7,5 milioni di tonnellate di greggio all'anno e sarà una delle più tecnologiche del Nord America".

Torniamo però ai colloqui telefonici intercettati.
Stando alle intercettazioni, quest'azione di p.r. avrebbe portato D'Alfonso ad essere tra i partecipanti ad un importante seminario promosso dall'Ambasciata del Canada a Milano il 28 novembre 2013 presso l'Hotel Principe Savoia, dedicato a "Tecnologie innovative per la produttività e la riduzione dell’impatto ambientale nelle risorse petrolifere non convenzionali". Un titolo, un programma.

Non era quindi un caso che tra gli sponsor del meeting d'affari figurassero ENI e la sua controllata Saipem che proprio in Canada, nello Stato dell'Alberta, ha una società, la Saipem Canada Inc., il cui ex amministratore delegato, Giovanni Cerchiarini, a detta di alcuni sarebbe stato invitato a dimettersi in quanto "vicino al cerchio magico dell’ex responsabile Engeneering & Costruction Algeria, Pietro Varone", coinvolto nello scandalo delle presunte tangenti algerine (fonte:http://www.linkiesta.it/saipem-canada-eni).

In casa nostra, invece, ENI & Dintorni (Saipem e Snam comprese) ci riportano all'attualità di numerose vicende "caldissime": il TAP, ad esempio.

E il Canada e le aziende canadesi dell' OIL&GAS cosa fanno? E' normale che non se ne stiano a braccia conserte; in Abruzzo, ad esempio, la presenza canadese più importante è quella di ELSA 2 (60% di Cygam Energy, con sede a Calgary nello Stato dell'Alberta - 40% di Petroceltic).
E poi l'Ambasciatore canadese in Italia, Peter McGovern, da noi in Abruzzo è praticamente di casa anche per nobilissime ragioni: a Ortona per commemorare i 1.615 militari canadesi caduti nella Seconda Guerra Mondiale; a L'Aquila per il "Premio Città di L'Aquila", nato in memoria delle vittime del terremoto.
Peter McGovern vanta anche un invidiabile curriculum, pubblicato sul sito dell'Ambasciata Canadese in Italia (http://www.canadainternational.gc.ca/italy-italie/highlights-faits/2013/2013-04-ita.aspx?lang=ita): il commercio, la cooperazione internazionale, il marketing territoriale e le politiche di sviluppo sono pane per i suoi denti.
E' l'Ambasciatore canadese a fare gli onori di casa in quel 28 novembre 2013 all' Hotel Principe di Savoia a Milano.

Al termine di questa narrazione di fatti qualche riflessione bisognerà pur farla:

1. Il D'Alfonso pensiero sull'OIL & GAS (fracking, shale gas e sabbie bituminose compresi) può essere riassunto più o meno così: in CANADA SI' e in ABRUZZO NO.
Qui non si intende mettere in discussione il diritto di chiunque di potersi determinare liberamente nelle scelte che riguardano la professione.
Tuttavia molti ricorderanno come nel novembre del 2013 D'Alfonso fosse lanciatissimo per la premiership del centrosinistra in vista delle consultazioni Regionali e come le sue esternazioni pubbliche fossero improntate al rigetto di un futuro minerario per l'Abruzzo.
E' evidente una decisa asimmetria tra la dimensione privata e quella pubblica.

2. Tra i maggiori attori dell' OIL&GAS figurano Eni, la sua SAIPEM e SNAM, con i loro interessi ramificati ovunque, Abruzzo compreso. SAIPEM e SNAM significano TAP ed il TAP attraversa l'Abruzzo, lasciandoci in dono una centrale di compressione a Sulmona.

Che dire? Stando così le cose, mettere il futuro dell'Abruzzo NO OIL nelle mani di chi fino a un anno fa si relazionava per ragioni professionali con il mondo dell'OIL & GAS e che oggi, invece, nella veste istituzionale di Presidente della Regione, siede al tavolo tecnico presso il MISE per la questione TAP/Sulmona ed è impegnato da una risoluzione del Consiglio Regionale a far ricorso alla Corte Costituzionale contro gli artt. 37 e 38 del Decreto Sblocca-Italia, è oggettivamente un atto di fede.
E la fede ha bisogno anche di "segni" e "miracoli".
D'Alfonso ne faccia uno solo: convocare d'urgenza la Giunta Regionale per deliberare il ricorso immediato alla Corte Costituzionale contro gli articoli 37 e 38 del Decreto Sblocca-Italia.

3. Perché nella telefonata del novembre 2013 D'Alfonso insiste, da candidato in pectore del centrosinistra alla Presidenza della Regione Abruzzo, nel voler portare a tutti i costi con sé Sorgi a Milano? Che c'entra Sorgi con le opportunità di business per le imprese italiane in Canada? C'è un nesso, anche indiretto, tra la missione -a quanto pare poi sfumata- di Sorgi a Milano e tutte le questioni aperte di casa nostra (TAP/Sulmona, ELSA della canadese CYGAM ENERGY, ecc.)?

4. L'Abruzzo e l'Italia esprimono eccellenze nel campo delle tecnologie, delle opere e dei servizi per l'OIL&GAS. L'azienda abruzzese di cui abbiamo scritto in apertura figura tra queste. Come altre, opera contestualmente in più mercati: non soltanto OIL&GAS ma anche Clean Energies, ad esempio, di cui abbiamo necessità per gestire e compiere la transizione energetica. Di fronte al coesistere di business e tecnologie diverse all'interno del medesimo sistema, non si può liquidare la pratica tirando semplicemente una linea.

Questa contraddizione, che è reale, deve spingerci invece ad elaborare un progetto di riconversione ecologica della produzione, che abbia una valenza transnazionale e che ci porti al superamento delle fonti fossili sul cui rilancio puntano invece sia le politiche U.E. sia la nostra piccola S.E.N..


Enrico Gagliano - Coordinamento Nazionale NO TRIV - Sezione Abruzzo

lunedì 6 ottobre 2014

"Blocca lo Sblocca-Italia" - Roma, 15 e 16 ottobre






BLOCCA LO SBLOCCA-ITALIA”, DIFENDI LA TUA TERRA!
PARTECIPA ALLA CAMPAGNA CONTRO IL DECRETO CHE DISTRUGGE IL BELPAESE

MERCOLEDÌ 15 E GIOVEDÌ 16 OTTOBRE MATTINA A ROMA DUE GIORNI DI PRESIDIO
DI COMITATI E CITTADINI DAVANTI AL PARLAMENTO.

MANDA UN'EMAIL DI DISSENSO AI PARLAMENTARI DA MARTEDI' 7 OTTOBRE.

L'APPELLO

Un attacco all’ambiente senza precedenti e definitivo: è il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso. Un provvedimento che condanna il Belpaese all’arretratezza di un’economia basata sul consumo intensivo di risorse non rinnovabili e concentrata in poche mani. È un vero e proprio assalto finale delle trivelle al mare che fa vivere milioni di persone con il turismo; alle colline dove l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il mondo; addirittura alle montagne e ai paesaggi sopravvissuti a decenni di uso dissennato del territorio. Basti pensare che il Governo Renzi rilancia le attività petrolifere addirittura nel Golfo di Napoli e in quello di Salerno tra Ischia, Capri, Sorrento,  Amalfi e la costiera Cilentana, dell'omonimo Parco Nazionale"
Si arriva al paradosso che le produzioni agricole di qualità, il nostro paesaggio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili quando realizzati in maniera responsabile e senza ulteriore consumo di territorio, non sono attività strategiche a norma di legge. Lo sono, invece, i pozzi e l'economia del petrolio che, oltre a costituire fonti di profitto per poche multinazionali, sono causa dei cambiamenti climatici e di un pesante inquinamento.
Mentre il mondo intero sta cercando di affrancarsi da produzioni inquinanti, il Governo Renzi per i prossimi decenni intende avviare la nostra terra su un binario morto dell’economia. Eppure l’industria petrolifera non ha portato alcun vantaggio ai cittadini ma ha costituito  solo un aggravamento delle condizioni sociali ed ambientali rispetto ad altre iniziative legate ad un’economia diffusa e meno invasiva.
Nel Decreto la gestione dei rifiuti è affidata alle ciminiere degli inceneritori, mentre l’Italia dovrebbe puntare sulla necessaria riduzione dei rifiuti e all'economia del riciclo e del riutilizzo delle risorse. Tanti comuni italiani hanno raggiunto percentuali del 70-80% di raccolta differenziata coinvolgendo intere comunità di cittadini. Bruciare i rifiuti significa non solo immettere nell’ambiente pericolosissimi inquinanti producendo ceneri dannose alla salute e all’ambiente ma trasforma in un grande affare, concentrato in poche mani, quello che potrebbe essere una risorsa economica per molti.
Le grandi opere con il loro insano e corrotto “ciclo del cemento” continuano ad essere il mantra per questo tipo di “sviluppo” mentre interi territori aspettano da anni il risanamento ambientale. Chi ha inquinato deve pagare. Servono però bonifiche reali, non affidate agli stessi inquinatori e realizzate con metodi ancora più inquinanti; l'esatto opposto delle recenti norme con cui si cerca di mettere la polvere tossica sotto al tappeto. Addirittura il “sistema Mose” diventa la regola, con commissari e “general contractor” che gestiranno grandi aree urbane in tutto il Paese, partendo da Bagnoli.
Questo Decreto anticipa nei fatti le peggiori previsioni della modifica della Costituzione accentrando il potere in poche mani ed escludendo le comunità locali da qualsiasi forma di partecipazione alla gestione del loro territorio..
Il provvedimento si configura come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano complessivo di privatizzazione e finanziarizzazione dell'acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di stabilità.
Riteniamo che il Parlamento debba far decadere le norme di questo Decreto chiarendo che le vere risorse strategiche del nostro paese sono il nostro sistema agro-ambientale con forme di economia diffusa, dal turismo consapevole all’agricoltura, dalle rinnovabili diffuse alle filiere del riciclo e del riutilizzo.
Contrastare questo Decreto è un impegno affinché la bellezza del paese non sfiorisca definitivamente sacrificata sull’altare degli interessi di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi dei rifiuti e delle bonifiche.

COSA PUOI FARE DA CITTADINO, COMITATO O ASSOCIAZIONE?

PARTECIPARE AL PRESIDIO A ROMA
-Partecipare al presidio a Roma a Piazza Montecitorio, un sit-in “a staffetta” tra cittadini che difenderanno la loro terra per i giorni:

MERCOLEDI' 15 OTTOBRE, ore 10-14
GIOVEDI' 16 OTTOBRE, ore 10-14  

-INVIARE UN'EMAIL “BLOCCA LO “SBLOCCA-ITALIA” A PARTIRE DA MARTEDI' 7 OTTOBRE ai parlamentari - link: www.acquabenecomune.org per testo ed indirizzi dei parlamentari.

PER ADESIONI DI ORGANIZZAZIONI E INFORMAZIONI: nosbloccaitalia@gmail.com


Prime adesioni: Coordinamento nazionale NO TRIV, Coordinamento Nazionale Siti Contaminati; Abruzzo Social Forum; Forum Abruzzese Movimenti per l'Acqua; Rete per la Tutela della Valle del Sacco, Associazione A SUD; Stop Biocidio Lazio; Taranto Respira; Peacelink; WWF Taranto; NO Carbone Brindisi, Confederazione COBAS, Ambiente e Salute nel Piceno; Comitato Stoccaggio Gas S. Martino (CH), Comitati Cittadini per l'Ambiente di Sulmona; Associazione Nuovo Senso Civico; Comitato No TAP; Coordinamento nazionale No Triv-sez Basilicata; Coordinamento Regionale Acqua Pubblica di Basilicata; Coordinamento dei Comitati contro le autostrade Cremona-Mantova e Tirreno-Brennero; Onda rosa, comitatino di mamme e donne del centro olio (ENI) di Viggiano; No Triv Sannio, Altragricoltura, Comitato per la Difesa delle Terre Joniche, Rete Forum Ambientale dell'Appennino; Comitato No Powercrop Avezzano (AQ), Circolo culturale "Ambientescienze" – Cremona; Comitato No al Petrolio nel Vallo di diano (SA), Forum Italiano Movimenti per l'Acqua, Comitato "No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili", Comitato Abruzzese Difesa Beni Comuni (Tortoreto, TE), Comitato Opzione Zero - Riviera del Brenta, Comitato per la Salute, la Rinascita e la Salvaguardia del Centro Storico di Brescia, Forum Ambientalista di Grosseto, Associazione Made in Taranto, Ola (Organizzazione lucana ambientalista), Rete dei comitati in Difesa del Territorio, Medicina Democratica Onlus, Associazione AmbienteVenezia, Cambiamo Abbiategrasso, Circolo culturale "AmbienteScienze" di Cremona, Comitato NO Corridoio Roma-Latina per la Metropolitana Leggera, Comitato sardo Gettiamo le Basi, Radio AUT per l'antimafia sociale, Comitato NOil Puglia, Rete della Conoscenza, Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia, Comitato SpeziaViaDalCarbone (La Spezia), WWF Potenza e Aree Interne, MEDITERRANEO NO TRIV, Comitato Verità per Taranto, Comitato 12 giugno Familiari delle vittime del lavoro di Taranto,  Associazione ambientalista “Clan-Destino O.N.L.U.S.”, Ass. Ravenna virtuosa, A.N.P.I. Sezione di Nova Milanese (Monza e Brianza), Assotziu Consumadoris Sardigna – Onlus. Comitato NO TUNNEL TAV Firenze, Ecoistituto del Veneto "Alex Langer", AmicoAlbero – Venezia, Movimento dei Consumatori, Collettivo Nonviolento Uomo Ambiente della BASSA - RE- Guastalla, L.O.C. - Lega Obiettori di Coscienza alle spese militari e nucleari, Milano, Coordinamento Campano per la Gestione Pubblica dell'Acqua, Brindisi Bene Comune, ATTAC Italia; Associazione ZeroWasteLazio, Associazione Alternativa@Mente, Rete Campana della Civiltà del Sole e della Biodiversità, Coordinamento regionale dei comitati NoMuos, Osservatorio sulla Repressione, Fondazione Lorenzo Milani, Associazione RAP Molise, Coordinamento No Triv - Terra di Bari, Coordinamento Nord Sud del Mondo, Mountain Wilderness Abruzzo; Associazione TILT!; Coordinamento Salviamo il Paesaggio Roma e Provincia; Comitato Fuoripista Fiumicino; Associazione Bianchi Bandinelli; Forum Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori; Rete civica italiana.